Iacopina Mariolo. Il crollo delle certezze

Il crollo delle certezze


Articolo di Iacopina Mariolo


 
Dalla caduta del muro di Berlino (16 novembre 1989) ad oggi, abbiamo assistito progressivamente alla trasformazione, o meglio alla dissoluzione, delle certezze, diciamo così, storiche. Quelle del concetto, dell’ideologia, degli schieramenti, del dentro o fuori, del bianco e nero, del comunismo e del capitalismo.

Senza scivolare in interpretazioni storiche, per le quali ci sono ben altre penne di esperti, quanto accade oggi è frutto di quel progressivo processo distruttivo degli ideali e dei suoi eroi (positivi o negativi) senza l’opportuno ricambio o trasformazione in nuovi ideali, nuovi eroi.Viviamo dunque in una sorta di obnubilamento delle coscienze in cui tutta l’energia psichica e mentale di quelli che oggi dovrebbero avere a cuore le sorti dell’umanità, viene destinata al mantenimento di uno status quo che di fatto prevede:

- la simbiosi fra potere e ricchezza.

- lo stato di estrema povertà dei paesi destinati in tal modo ad essere definiti per sempre il Terzo Mondo.

- l’allargamento ai paesi definiti industrializzati (G20 e G8), del disagio e dell’estremo degrado sociale ed economico.

- la distruzione di quel senso dell’umanesimo che si pensava avesse guidato la scienza ed il progresso tecnologico dalla scoperta dei vaccini e degli antibiotici, inteso come impegno morale (etico) rivolto all’umanità e che in quanto tale comprendeva anche i termini pietas, empatia, benessere dell’individuo e della collettività.

- il progresso negativo, inversamente proporzionale al ben - essere inteso come soddisfacimento dei bisogni, inclusi quelli primari per la sopravvivenza.

Le voci del disagio non vengono raccolte e si procede verso gli obiettivi posti in funzione dei punti su esposti con determinazione, ostinazione, quasi l’umanità avesse un unico bubbone da estirpare con taglio chirurgico sapiente: l’anima o la psiche.

Comprendo perché accade, ma non giustifico o considero utile o necessaria tale sapiente azione alla quale assistiamo quotidianamente. Vorrei che il welfare tornasse ad occuparsi di welfare, quindi di assistenza in risposta ai bisogni della gente e costruzione di civiltà e progresso.

Cara ministro Fornero, da donna a donna Le rivolgo alcune domande: "Quando l’attenzione dell’istituzione che gestisce e rappresenta verrà rivolta alla cura dei più deboli ? Quando procederà ad elaborare un piano di intervento globale in risposta ai bisogni della collettività? Perché si è pensato solo ai tagli e non si è prodotta alcuna strategia di sostegno per gli individui, peraltro obbligatoria in un momento di grave crisi?"
E da cuore a cuore: "Sarà pur vero e scientificamente provato dalle ricerche in ambito psicologico e psichiatrico che il suicidio ha alla base un disagio preesistente all’evento, ma tali ricerche hanno anche evidenziato che in assenza di un fattore scatenante, o dove si intervenga positivamente sostenendo l’individuo che affronta una situazione di stress psichico, le condotte suicidarie non vengono manifestate. E’ d‘uopo non solo meditare, ma agire con interventi atti a sostenere e rimuovere, per quanto possibile, tale disagio".

La vita (e direi per fortuna) non è un trattato di economia. Ed alla psiche non servono lezioni di strategie economico – finanziarie!


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Essere Donne nel 2012
articolo di Iacopina Mariolo

Quando ero bambina immaginavo la vita delle donne negli anni duemila  come il conseguimento di una meta di civiltà, rispetto e tutela, anche grazie agli strumenti culturali ed all'evoluzione della tecnologia, che avrebbe dovuto semplificare tutte quelle azioni tanto noiose quanto necessarie collegate alla cura degli ambienti domestici ed al caregiving (assistenza) dei propri familiari. Mi vedevo intenta a guidare chissà quale strumento robotico e al mio fianco immaginavo un compagno devoto, presente nella vita familiare e capace quanto me di entrare in quei territori della psiche quali i sentimenti, le emozioni, gli affetti, un tempo abitati in maniera quasi esclusiva dalle donne. Ecco, immaginavo che l’amore non avrebbe mai cessato di esistere, che la quotidianità sarebbe diventata gestibile con grande semplicità impegnando sempre meno la vita delle donne. Che gli uomini avrebbero mostrato una evoluzione del carattere e dei comportamenti avvicinandosi al modo di sentire delle donne.

Le prime due aspettative sono andate deluse, parecchio, e la terza?

In questo periodo si susseguono i delitti (femminicidi) contro le donne, ed oramai è subentrata una certa stanchezza interpretativa di tali fenomeni, dal momento che ogni volta si indicano i sentieri della giusta prevenzione ipotizzando cause e motivazioni su cui intervenire onde evitare che tali eventi accadano, ma di fatto niente muta perché niente vien fatto.

Gli esperti a vario titolo mostrano sdegno ed esprimono considerazioni morali su tali e tante efferatezze. Inoltre sono soliti indicare:

a) Le cause individuali e sociali del fenomeno
b) L’intervento a breve termine
c) La prevenzione possibile

Questa è la scaletta ad uso da qualche anno dei vari opinionisti, ma anche dei vari opinion leader ed educatori siano insegnanti, sacerdoti , salumieri, politici od operatori sociali o sanitari…

E gli atti contro le donne aumentano , le violenze si perpetrano e nessuno muove un dito.

Anche le donne che da decenni si occupano delle donne sono chiuse nelle loro rocche a proporre interventi come soluzioni estreme a situazioni di estremo disagio. Centri antiviolenza, case-rifugio dove le donne possono si essere protette (è chiaro che è giusto ciò accada) ma l'uomo rimane ancora una volta escluso dal mondo femminile e, sembra paradossale, a nessuno verrà in mente che donna e uomo devono essere messi nelle condizioni di percorrere una strada in cui sviluppare un sentire comune, in cui mettere in discussione una parte di sé IN FUNZIONE DEL SENTIRE DELL'ALTRO/A. E che questa sia l'UNICA ed esclusiva via da seguire per una seria ed efficace prevenzione.

Il tempo passa inesorabilmente e tranne sporadiche iniziative (che non trovano finanziamenti né sostegno da parte delle istituzioni, oggi quanto mai impegnate da un lato a risanare l'economia dall'altro a tutelare le caste politiche) assistiamo al progressivo degrado di quest'area così fondamentale per il benessere e la civiltà di una società quale quella che attiene al rapporto donna/uomo.

L'augurio è che ci si possa vegliare dal torpore che ci avvolge e finalmente entrare nella giusta dinamica evolutiva perché altrimenti, le prospettive sono funeste.

Forse dovevamo giungere così a fondo nel degrado per sentirne finalmente gli effetti? Possibile, dovrebbe essere la legge della vita: Morte/Nascita, ad ogni fine segue un inizio.

Forse siamo ad un” The day after Tomorrow” (L'alba del giorno dopo, il famoso film ); cambiamolo noi allora il nostro piccolo mondo, la nostra nicchia ecosociale, quello spazio di vita ove possiamo intervenire sui rapporti umani in maniera diretta, senza la mediazione delle istituzioni e senza aspettare .

Nel qui ed ora, con i nostri poveri ma efficaci mezzi…


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Una nonna per mamma. La fecondazione in vitro e la giustizia inappropriata

articolo di Jacopina Mariolo




Mamma-nonna o nonna-mamma? Ci troviamo oggi a discutere della validità dell'essere mamma "oltre tempo" sulla scia di fecondazioni in vitro o di ovo-donazioni e similari. Chi si occupa di fecondazione assistita costantemente urta con principi etici nella valutazione degli atti che compie per far si che una coppia possa entrare nella schiera dei neo-genitori. Speriamo che di ciò ne faccia un emblema piuttosto che riferirsi unicamente ai guadagni (spesso lauti) che ne derivano. Un riferimento alla legge è d'obbligo per comprendere il motivo per il quale moltissime coppie emigrano in paesi stranieri, paesi da cui far ritorno con un embrione impiantato a buon fine ed una gravidanza da cui nascerà un bebè prodotto dall'artificiale connubio (o artificioso connubio) fra ovulo e spermatozoo. Tale pratica è tanto diffusa da aver dato origine alla locuzione "turismo riproduttivo".

La legge che regolamenta tale pratica è la n° 40 del 19 febbraio 2004, ma questa pone numerose restrizioni e per l'abrogazione di alcuni punti nel 2005 si tenne una consultazione referendaria con esito negativo per il mancato raggiungimento del quorum (votarono solo il 25,9% degli aventi diritto). Riporto di seguito l'art. 4, che stabilisce l'accesso alle tecniche , e l'art. 5, che si occupa dei requisiti soggettivi.

ART. 4 (Accesso alle tecniche).
1. Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione, ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di "infertilità inspiegate" documentate da atto medico, nonché ai casi di sterilità o di "infertilità da causa accertata" certificata sempre da atto medico.

2. Le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono applicate in base ai seguenti principi:
a) gradualità, al fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasività tecnico e psicologico più gravoso per i destinatari, ispirandosi al principio della minore invasività.
b) consenso informato, da realizzare ai sensi dell'articolo 6.

3. È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.

ART. 5 (Requisiti soggettivi).

1. Fermo restando quanto stabilito dall'articolo 4 -comma 1- possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile ed entrambi viventi

Fra i paesi dove tali restrizioni non sono presenti (ad esempio la fecondazione eterologa, una procedura che si avvale di spermatozoi o di ovociti ottenuti da donatori estranei alla coppia, è possibile nella maggior parte dei paesi europei) troviamo in primis la Spagna, ove non esiste lista di attesa.

Ognuno di noi ha certamente proprie convinzioni in merito a tali procedure medicalmente assistite, dettate da essenzialmente da principi etici e/o religiosi, quindi, senza entrare nel merito delle restrizioni e del fatto se siano lecite o meno, mi soffermerei sull'aspetto che oggi appare alla ribalta delle cronache: la tecnica che consente il recupero della funzione genitoriale di una donna già abbondantemente e drasticamente fuori dall'età fertile. Penso che il buon senso, quello comune che ogni giorno guida i nostri comportamenti intrinsecamente legati alla naturalità delle cose, quali l'alternanza del giorno e della notte, delle stagioni o dei cicli lunari, debba farci opporre un secco e categorico no a tale tecnica.

Ciò non vuol dire che alcune derivazioni da tale posizione, quali la sottrazione della bimba a cose fatte, quindi già nata e cresciuta, perché i genitori sono anziani, così come è accaduto in questi giorni, siano appropriate (ci auguriamo infatti che il caso citato possa risolversi immediatamente restituendo la piccola alla sua famiglia ), è il principio da cui muove il tutto che è inaccettabile. Ove la gravidanza sia possibile oltre-tempo, perché la natura consente una fecondazione, la coppia ha la possibilità ed il pieno diritto di decidere di portarla avanti, ognuno ha la facoltà di fare le scelte che ritiene più opportune, anche se a tanti possono apparire anormali (fuori dalla norma ). Quindi non mi trova favorevole il dibattito sulla "giusta età" di una maternità, in special modo se questa pone un confine all'evento naturale anche se a volte imprevedibile o imprevisto, come spesso accade.

Esiste un fascia di età ideale per la maternità, ma quanto afferma l'ostetricia spesso non coincide con l'evoluzione del ruolo e del significato della maternità e della paternità nell'attuale società. 

Ecco che l'affermazione lasciamo fare alla natura è la più giusta.

Un discorso a parte è rappresentato dalle gravidanze anzitempo (le mamme bimbe) per la maggior parte frutto di abusi subiti e non di scelte personali, ma questo è un ambito da approfondire in altra sede. Oggi direi che si può essere mamme a 20 come a 50 anni, l'importante è che ci sia la consapevolezza di esserlo con una scelta amorevole nel volerlo diventare. (Auguri a tutti i neo genitori prossimi od attuali) 




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La passione dei giallisti. 

Articolo di Iacopina Mariolo




Il fenomeno che accade in questi mesi, la partecipazione collettiva attraverso i blog, i forum e similari, di migliaia di persone che inviano i propri commenti sui recenti fatti di cronaca, un tempo definita nera, che viene troppo spesso liquidato dai benpensanti, ma anche da colleghi psicologi, psichiatri o interpreti a vario titolo dei fatti mediatici, come ossessione morbosa collettiva, secondo me trova una spiegazione più articolata. 






Cimentiamoci dunque in questa impresa volta a liberare il popolo di internet dall'etichetta nosografica di nevrotico ossessivo con tendenze sadico voyeuristiche.

Escludendo coloro che riempiono di insulti i presunti colpevoli, e quindi giocano "all'ecce homo fra Barabba e Gesù" su istigazione degli influssi mediatici che lavano i neuroni e relative aree corticali destinate alle attività intellettive di tipo superiore, e continuando con l'escludere i dipendenti da internet che usano il portatile o il cellulare con connessione mentrre sono al W.C. o sulla spiaggia, siamo ancora in estate, o in auto, o per strada... cioè, letteralmente, ovunque, rimangono coloro che definisco i curiosi sani, i "giallisti".

In questa categoria rientrano anche i curiosi dell'animo umano, dei contorti passaggi della psiche e dei comportamenti correlati. Quanti fra voi hanno letto avidamente libri gialli o sono stati deliziosamente travolti dalla suspense dei thriller... deliziosi ed intriganti... che attivano la funzionalità cerebrale invece di ottunderla? [1]
L'unica differenza, che può far sorgere qualche problema, è che queste storie sono drammi reali, tragedie in cui sono coinvolte persone con una loro dimensione di vita e di relazione, ed è qui che deve sorgere un'etica del dolore altrui.

Mi rendo conto della difficoltà di mediare e di trovare una giusta dimensione all'espressione di migliaia di frequentatori di un blog, dunque sta allo stesso gestore del blog, o del forum, fare il moderatore con molta attenzione e seguire alcuni criteri deontologici che, forse, sarebbe finalmente il caso di definire, oggi più che mai.

Ma i primi regolatori del flusso interpretativo e delle affermazioni relative ad eventi, a situazioni e contesti che coinvolgono altri individui simili a noi, in quanto esseri umani, ma diversi poiché travolti da sciagure e dal dolore immane oltre l'umana comprensione, siamo noi stessi.

Perciò, popolo di internet, diamoci una regolata!




[1] devo ammettere di rientrare in entrambe le ultime due categorie, essendo stata in alcuni periodi della mia vita anche  un'afecionada di libri gialli